MARVEL IT PRESENTA

 

EPISODIO 13

 

FUORI DI ZUCCA

 

 

 

La “Fattoria” è una delle tappe trascurabili sulla via della zucca che attraversa la contea di Whinchester, nell'Oregon. Si chiama così denotando la scarsa vena creativa e imprenditoriale del suo proprietario : mr Tompkiss.

L'offerta non è variegata e interessante come negli altri luoghi turistici e, se si esclude il classico giro per i campi dove vengono coltivati gli ortaggi quando sono ancora senza faccia, la “Fattoria” ha poco altro da offrire.

Si sta avvicinando il giorno più atteso, quello di Halloween, dove ad ogni sorriso intagliato in una zucca ne sarebbe corrisposto un altro meno inquietante dentro i portafogli di gran parte della gente che vive e lavora da quelle parti.

L'oro arancione è l'unica ricchezza di Winchester e quest'anno a differenza dei precedenti anche Mr Tompkiss è intenzionato a farne finire un bel po' nelle sue tasche.

 

***

 

-Mr Tompkiss.- Randy, braccio destro del padrone, iniziò a gridarne il nome correndo dai campi verso l'edificio principale. 

A lunghe falcate raggiunse la porta della cucina che era leggermente socchiusa. Aveva già il fiatone e dovette riposarsi un attimo prima di varcarne la soglia.

Passò un istante da quando i suoi occhi incontrarono quelli di mr Tompkiss al grido bestiale che ne seguì. Si buttò verso l'uscita, ma la porta gli si chiuse davanti. Non voleva vedere la cosa sul tavolo. Provò a forzare la maniglia senza risultato come se dall'altra parte qualcuno la bloccasse.

Alla fine si girò con le spalle al muro. Nella cucina c'era solo lui e quello che rimaneva di mr Tompkiss. La sua testa recisa dal collo e appoggiata sul tavolo con la faccia pallida e quegli occhi, spalancati dall'orrore, che continuavano a fissarlo.

-Cosa sta succedendo?- si chiese.

Lo shock non gli aveva fatto notare che sul tavolo sopra un panno, erano disposti in modo ordinato gli strumenti per intagliare la zucca. Vicino alla testa che poggiava su alcuni strati di carta assorbente c'era invece una bacinella e una spugna.

-Devo andarmene di qui.- Randy non era un eroe, era un ragazzotto che non aveva trovato di meglio, come lavoro, di fare l'organizzatore della Fattoria. Non aveva nessuna intenzione di finire come il suo padrone, né pensò, nemmeno per un istante di andare a cercare i due figli di Mr Tompkiss.

Si buttò verso il corridoio, ma non riuscì ad arrivarci perché a sbarrargli la strada ci pensarono i due bambini. Indietreggiò mentre il suo sguardo si gelò su alcuni macabri dettagli.

Il più grande Mike teneva in mano un coltellaccio sporco di sangue. Il più giovane Richy gli stava di fianco. Tutti e due avevano gli occhi spenti e quando iniziarono a muoversi verso di lui. fecero dei piccoli passi come dei robot.

-Che vi prende, dobbiamo scappare, c'è un assassino...- Randy non riusciva ad avere un pensiero lucido. Non aveva collegato quel brutto arnese che brandiva Mike con la testa del padre dietro di lui.

-Randy, ti chiami così giusto è difficile capirlo nel marasma di paura che c'è nella tua testa. Fossi in te cercherei di non farmela sotto sarebbe sconveniente.- Chi aveva parlato? I due ragazzi erano rimasti fermi e così le loro bocche.

-Spostatevi.- disse.

-Randy non puoi scappare mi servi. Mike e suo fratello non sono abbastanza forti per aiutarmi nel rito di rinascita.

Randy capì che la voce veniva da dietro ai due. Si sforzo di guardare, ma Mike e Richy ridussero lo spiraglio avvicinandosi l'uno all'altro.

-Su non siate scortesi, lasciatelo passare. Non vorrete fare arrabbiare Randy.

Scherzò la voce. I ragazzi ubbidirono, ma quando Randy fece per attraversarli davanti a lui comparve qualcosa che non poteva esistere. Scappò all'indietro mentre la voce prodotta da quell'apparizione lo inseguiva.

-Devi aiutarmi a preparare la testa di mr Tompkiss. Non vuoi vendicarti del fatto che non ti ha concesso le ferie due week end fa e hai perso l'occasione con Pamela?

Randy inciampò battendo la nuca contro il tavolo. L'ombra della cosa era su di lui. Un coltello per l'impatto era caduto in terra, lo raccolse e lo nascose dietro la schiena.

-Bravo ti serve proprio quel coltello per scavare nella testa di Mt Tompkiss. I suoi figli non hanno abbastanza forza. Bisogna estrarre gli occhi incidere la bocca e allargarla. Ma tu lo sai meglio di me avendolo fatto spesso sulla mia gente.

-Tu non puoi esistere, è un incubo...

-Il vero incubo è quello che avete fatto a quelli come me, l'orrore che perpetrate anno dopo anno in questo periodo. Guardami negli occhi Randy.

Il ragazzo non riuscì a resistere e ubbidì, vide che lo sguardo della cosa luccicava e poi anche la sua bocca, frastagliata in un ghigno immobile, lo fece.

Randy non era più padrone di se. Si alzò. Gli occhi vuoti come quelli dei ragazzi. Andò dalla testa sul tavolo e iniziò ad incidere la carne.

 

***

 

-Johnny Blaze.

Qualcuno mi stava chiamando, una voce di donna. Non feci in tempo ad accorgermi chi fosse che  delle fiamme alte come uomini mi circondarono. Non riuscivo a vedere tra quelle lingue che frustavano l'aria cercandomi.

-Non avrai il nostro potere.

Ignorai quella voce e provai a trasformarmi. Non sentivo che il caldo dell'incendio che mi assediava, non certo la carne che dolorosamente si squagliava dal mio volto per far emergere lo spirito della vendetta.

-C'è già un Ghost Rider ed è dalla nostra parte.

Un altra verità e faceva male più del fuoco sulla pelle.

Le fiamme si allargarono un po' per far passare una catena.  Si strinse intorno al mio collo e mi trascinò verso l'incendio. Quello che vidi oltre la coltre bollente, fu una faccia di teschio con il cranio di fuoco e due occhi vuoti eppure pieni di vendetta.

Gridai e mi risvegliai sudato.

Intorno a me gli alberi della foresta. Ero dalle parti di Winchester nell'Oregon, ma non avevo abbastanza soldi per un Motel. Non potevo trovarmi un lavoro ne un posto fisso. Lo spirito della vendetta non poteva stare dietro il bancone del bar o fare l'impiegato in una cittadina. Io ero solo il corpo che usava durante il giorno o quando, come la notte passata, non c'era nessun male da estirpare anche mr Ghost Rider poteva prendersi qualche ora di sonno rannicchiato nel mio cervello.

Sapevo che era lui che mandava quei sogni, cercava di strappare la verità, le memorie dal buco nero in cui erano sprofondate. Streghe? Non mi ricordavo di averne incontrate. In realtà per me gli ultimi sei mesi erano una sorta di nebbia in cui ogni tanto compariva qualcosa, senza avere mai una forma definita.

Il sonno se n'era andato. Uscii dal secco a pelo e lo ripiegai prima di metterlo sulla mia moto.

Sul fuoco spento della sera prima c'era ancora la caffettiera con un po' di caffè. Gelida brodaglia che faceva schifo. La rovesciai sull'erba umida.

-Ho finito il caffè. Forse è il caso che raggiunga il posto più vicino e mi conceda una colazione come si deve. E' un po' che mi comporto come il cowboy di un brutto film.

L'analogia ci stava visto che la mia moto era un po' come il cavallo per quei personaggi e che il mio girovagare lungo gli stati americani in cerca di colpevoli mi faceva assomigliare ad un cacciatore di taglie.

Non potevo permettermi che quel tipo di vita. Nessun legame. Visto com'erano andati i precedenti. Non tutto il male veniva per nuocere e soprattutto non ne avrei più fatto alla gente che mi voleva bene.

Uscii dal bosco e mi gettai sulla statale che attraversava distese di campi coltivati a grano e zucche.

-Non sai nemmeno tu dove dobbiamo andare?- parlavo con il mio spirito interiore che non mi rispose.

Era da ieri che non dava segnali ne spingeva per la trasformazione. Eppure in qualche modo mi aveva portato qui, in questa contea.

Il suo radar non si sbagliava mai. Qualcosa di marcio doveva nascondersi in quel mare arancione. A vederle dalla strada le zucche sembrano teste che uscivano dal terreno. Un' impressione, come quella, mentre vi passavo in mezzo, di vederle girarsi verso di me, guardarmi con gli occhi a feritoia e sorridermi con i ghigni più spaventosi che avessi mai visto su delle zucche ad Halloween.

-Ci mancavano le visioni.

Non bastava essere sempre sulla strada, senza una meta fino a quando la cosa dentro di me non me ne avesse indicata una.

Lo fece in quel momento e al solito non mi avvisò con una pacca sulla spalla. Non mi accorsi delle zucche spappolate in mezzo alla strada.

La ruota della moto, passandoci sopra, perse aderenza e io mi ritrovai a slittare verso il bordo cercando inutilmente di mantenere l'assetto.

Solo un cartello piuttosto ingombrante rese la caduta meno disastrosa. Mi rialzai mentre la moto in terra sussultava mossa dalle ruote che ancora giravano. Mi voltai vedendo cosa c'era scritto sul cartello.

-”La fattoria. La via della Zucca passa di qui. Venite a vedere i nostri campi e a provare il nostro liquore”.

Rimisi in piedi la moto e salii di nuovo in sella.

-Almeno il problema della colazione e di un buon caffè sembra risolto.

Nascosta un poco dal cartello c'era una stradina tra le zucche. La presi.

 

***

 

Fermai la moto davanti alla grande casa. Sembrava non esserci nessuno. Ci sono momenti in cui non hai idea di che possa succedere.

Non era quello il caso. Tutto sembrava volermi avvertire che stava per succedere qualcosa.

Il vento non soffiava più leggero, ma artigliava l'aria come alimentato da un energia cattiva. Le foglie secche che erano state raccolte in piccoli cumuli si sparpagliarono, come se un petardo le avesse fatte saltare in cielo.

Mi girai perché mi sentivo spiato. Mi guardai tutt'intorno ma ad incontrare il mio sguardo c'erano solo le zucche. Come prima sulla strada ebbi l'impressione che mi spiassero, questa volta anche quella che si stessero muovendo come se le loro grosse forme, simili a teste schiacciate, non più ancorate alle radici, strisciassero nel terreno 

La porta d'ingresso era aperta e sbatteva sotto i colpi del vento. Il rumore era simile ad un rintocco triste.

Quello mi sembrava il momento giusto perché Ghost Rider facesse la sua comparsa.

Non successe nulla e io entrai nel corridoio. C'erano addobbi di Halloween ovunque, sagome di spiritelli ritagliati nel cartone e appesi l'uno vicino all'altro su una catena. Su due mensole c'erano delle piccole zucche con dentro una candela. Non era ancora buio e la luce non produceva alcun effetto spaventoso.

-C'è nessuno?- dissi vincendo il timore di rivelare la mia presenza.

Errore. Non avevo idea da dove fossero usciti, so solo che mi trovai davanti, anzi addosso, due ragazzetti armati di coltelli e asce.

Non riuscii a schivarli e caddi all'indietro e loro mi franarono contro. L'ascia scheggiò il pavimento a pochi cm dal mio orecchio, mentre solo il rinforzo del giubbotto evitò danni peggiori al mio braccio.

Sembravano invasati ma la possessione, se di questo si trattava, non aveva dato loro un potere maggiore di quello dei loro giovani corpi. Ebbi in fretta la meglio e mi trovai a bloccarli entrambi mentre calciavo lontano le loro armi.

-Fermi. Non voglio farvi del male.

-Ne faremo noi a te.- dissero in coro con le voci che si fusero in una sola.

-Dove sono i vostri genitori? L'altra gente che lavora qui?

Cercavamo ancora di attaccarmi vibrando pugni nel vuoto come due scalmanati.

-Difendiamo il nuovo regno del nostro Lord. Lui sta per rinascere.

-Lord?- la storia diventava sempre più strana. Dovevo metterli a nanna e cercare questo loro fantomatico padrone che puzzava di soprannaturale lontano un miglio.

-Non vorrei farlo...- stavo per colpirli quando mi piegai per il dolore, mollai la presa su di loro, ma non si mossero. Rimasero lì, impietriti a vedere la trasformazione.

Non era facile sopportare la visione del Ghost Rider, l'emergere delle ossa dalla carne mentre questa si squagliava e il mio volto diventava un quadro di Dalì.

Li vidi atterriti in terra che cercavano di strisciare via. Non c'ero più io nel corpo ma lo spirito della vendetta. Cercavo di limitare la sua azione sapendo che davanti alle orbite vuote di quell'essere non c'era distinzione tra adulti e bambini.

C'erano solo peccatori che avrebbero sentito nelle loro anime lo sguardo della penitenza.

-In voi c'è un male non di questo mondo. Io ve ne libererò e saprò la verità.

I ragazzini avrebbero voluto non sentire quel suono, quelle parole vomitate dalla tomba.

Nelle loro orecchie stridettero come unghie su un'enorme lavagna.

Avrei voluto controllare quelle dita scheletriche che li sollevavano, ma non potevo. Rimasi lì a guardare con i suoi occhi dentro i loro.

Per un attimo ci fu solo buio poi iniziarono a schizzare immagini come rapide pennellate. Indistinte. Il grande campo con le zucche, loro che vi correvano in mezzo.

Qualcosa attirò la loro attenzione. Altro buio. I ragazzi tremavano sempre più. Le testoline si erano rovesciate all'indietro. Dal nero emersero i ragazzini con qualcosa tra le mani. Poi questa si animò. Non riuscivo a capire cosa fosse. Altra oscurità. Ancora l'immagine del corridoio, lo stesso dove ci trovavamo e poi l'orrore. Quello che era loro padre venne aggredito e a sangue freddo gli tagliarono la testa. Un operazione sanguinosa e lunga perché per due ragazzini senza troppa forza non fu affatto facile tagliare ossa, pelle e cartilagini fino a rimuovere il macabro trofeo.

Di nuovo il nero prima di cambiare scena, non più la cucina ma una vallata. Un castello. Nella loro testa c'erano i ricordi di qualcun altro. Un essere antico che rideva sadicamente e voleva reclamare il suo regno perduto. Solo una parola emerse da tutta quell'oscurità: Lord. I ragazzi riaprirono gli occhi e non avevano più paura dello scheletro dal cranio infuocato.

-Dov'è?- chiese Ghost Rider riportandoli gentilmente a terra.

-Nella cantina.- disse uno di loro prima di scoppiare a piangere. Ghost lasciò che il fratello si occupasse di lui.

-Abbandonate questo luogo.- disse poi girandosi leggermente con il fuoco che dal cranio si muoveva come una bandiera lacera.

Se c'era una cosa che mi piaceva dell'essere Ghost Rider erano i suoi poteri. Sapevo di essere solo un mezzo perché lui potesse manifestarsi nella nostra realtà, però era sempre inebriante vedere il fuoco infernale in azione oppure notare come bastasse un colpo leggero per scardinare una porta di parecchi pollici.

Questa rovinò giù dalle scale della cantina e il tonfo sordo che ne seguì riempì tutta la grande stanza sotterranea.

Scese e il fuoco sulle sua testa era l'unica luce che rischiarava il buio, mostrando le forme di diverse botti appoggiate alle pareti, di rastrelliere con vini più o meno pregiati e una catasta, nel fondo, di zucche.

Sembravano coprire qualcosa.

Sentii il rumore alle mie spalle, ma Ghost Rider lo ignorò. Io ragionavo ancora da essere umano da chi, avvisato di un pericolo, avrebbe reagito cercando di evitarlo.

Lo spirito della vendetta rimase impassibile quando il braccio dell'aggressore gli si strinse intorno al collo e il suo coltellaccio sporco di zucca e sangue cercò di trapassargli l'osso della mandibola.

Il tipo probabilmente era posseduto da quel Lord misterioso e agiva seguendo ordini senza rendersi conto che stava cercando di infilzare un demone infernale.

Ghost Rider lo rivoltò come un guanto facendolo balzare sopra la sua testa per poi schiantarlo davanti a lui.

Mio Dio!!

Gridai.

Era la mia parte umana a spingermi verso quella reazione, ma non poteva essere altrimenti. La luce di fuoco illuminò l'uomo ai piedi di Ghost Rider.

Era un ragazzotto di provincia almeno fino al collo perché la testa era stata sostituita da una zucca con la bocca sfondata. Si rialzò barcollando. Non parlava. Attaccava e basta. Ghost Rider non trovò occhi su cui imporre la sua medicina e optò per il vecchio sistema della decapitazione staccando di netto il capo grottesco dal corpo.

La zucca però invece di rotolare dal collo vi rimase attaccata con dei filamenti.

Ghost Rider li afferrò per strapparli.

Sapevo che c'erano pochi poteri oscuri al mondo che potessero rivaleggiare con il suo. Quando però quei viticci iniziarono a stringersi intorno alle braccia e alle gambe, mentre la zucca liberatasi dal corpo rimaneva sospesa su uno di quei tentacoli, temetti che quello che stavamo affrontando fosse uno di essi.

Ghost Rider si inginocchiò mentre la pianta creava intorno a lui una camicia di forza vegetale.

Non fece in tempo a provare a liberarsi che il mucchio di Zucche esplose.

Materia arancione schizzò ovunque e da quei resti mollicci emerse prima una mano poi un braccio e infine una figura che aveva, come l'aggressore, il corpo di uomo e la testa di Zucca.

Ghost Rider stava per dire qualcosa, ma un viticco (viticcio) gli tappò la bocca d'osso. Io, Johnny Blaze, ero dentro di lui e sapevo cosa stava pensando, che quello non era un'altro sgherro, ma il capo. Il lord che era dietro a quella catena di orrori.

-Al cospetto di un signore si parla solo se interrogati.- disse la creatura allargando la bocca e stringendo gli occhi. Non era una semplice zucca era qualcos'altro. Si guardò gli abiti. Li riconobbi, dalla visione dei ragazzini, quelli e il corpo. Appartenevano al padre la cui testa faceva da fermacarte.

-Dovrò trovare qualcosa di più adatto al mio lignaggio.- si avvicinò e ora si vedeva chiaramente che una candela illuminava l'interno della sua bocca, rendendo il ghigno simile all'ingresso di un macabro inceneritore.

-Non ci siamo mai incontrati. Ho avuto a che fare con altri sedicenti eroi. Il mio nemico era un informe massa di fango azzurro chiamata Sludge. Un teschio vestito da motociclista è un bel passo in avanti.- andò verso una delle botti e con un pugno sfondò il legno. Uscì fuori un liquore limaccioso arancione.

-Questo è il sangue della mia gente. Lo prendete da loro per farne sidro per le vostre tavole imbandite.  Non mi ero mai reso conto della strage di Zucche, delle torture che fate loro subire per divertirvi e addobbare le vostre case. Adesso che sono tornato darò forza al mio popolo e saremo noi ad usare le vostre teste come decorazioni.

Ghost Rider aveva aspettato il momento giusto per liberarsi. Le piante per quanto diaboliche non potevano trattenerlo. Quando lo fece notai un sorriso soddisfatto sul volto del Lord.

-Credo proprio che cambierò corpo e innesterò la mia regale testa sul tuo.

-Vienilo a prendere Lord.

-Lord Pumpkin così mi chiamano i miei sudditi. (1)

-Qui non ne hai. Sei solo una creatura fuori dal suo mondo che crede di avere un popolo di uomini zucca al suo comando. La follia però non è una giustificazione sufficiente per i tuoi delitti, né attenuerai con essa il mio sguardo della penitenza.

Lord Pumkin alzò le braccia. Le botti intere si schiantarono come premute dall'interno e il liquore di zucca iniziò a riempire la cantina diventando simile ad una colla dolciastra in cui rimasero bloccati i piedi del Ghost Rider.

-Sto riprendendo i miei poteri. Hai ragione, sto iniziando a ricordare. Questo mondo non è il mio, ma dopo quello che ho patito in queste lande la mia vendetta lo travolgerà. Qui le zucche non sono che ortaggi inanimati. O almeno lo erano. Con i miei poteri diventeranno un esercito con cui marcerò da questo luogo sulle città e le farò mie. Riavrò il mio regno.

Sentii l'impotenza di Ghost Rider prima della rabbia che come un un’onda rossa travolse anche me. Il fuoco si sprigionò tutt'intorno a lui sciogliendo il liquore e liberandolo. Si gettò su Lord Pumpkin deciso a fermarlo. Lo colpì così forte da scagliarlo oltre il soffitto proiettandolo, attraverso la cucina, dentro il campo di zucche che si estendeva fino alla “Fattoria”. Risalì in fretta e uscì fuori mentre Lord Pumpkin stava ancora rialzandosi. Si aggiustò la testa che si era girata per il colpo di trecentosessanta gradi.

-Mi avete trattato come un clown e poi avete fatto esperimenti su di me come il dottor Costanzo e infine mi avete distrutto. Almeno lo credevate, ma dal laboratorio esploso la mia testa finì in questo campo dove è stata trovata dai due ragazzi. Come già al circo con il piccolo Kenny ho sempre avuto un debole per i cuccioli di uomo. Affondò le mani nel terreno non per darsi la spinta, ma per caricarlo di energia.

Questa si diffuse come un manto elettrico pervadendo ogni zucca nelle vicinanze.

-Avrò il tuo potere. Mio esercito portatemi la sua testa.- indicò con il dito Ghost Rider mentre la terra iniziò a tremare e le zucche si sollevarono sopra corpi fatti della stessa sostanza.

-Buon Halloween.- ghignò Lord Pumpkin.

Aveva parlato troppo presto. Stando nel corpo dello spirito della vendetta avevo visto pezzi più grossi di lui, stregoni, super criminali. Credere di aver vinto solo perché alle loro spalle avevano la forza di un esercito. Con il Ghost Rider e il suo potere che vibrava sul confine tra il paradisiaco e l'infernale il numero dei nemici non contava poi molto. Lord Pumkin sgranò la sua bocca quando vide le zucche sommergere con i loro corpi Ghost Rider per poi schizzare da ogni parte come proiettili impazziti. Avanzava tra di loro sfondando facce di Zucca e strappando arti. Alcuni provavano ad imprigionarlo con i viticci, ma il fuoco che si scatenò da lui rese in poco tempo quei vegetali umanoidi verdure alla griglia.

Lord Pumkin alzò nuovamente le mani al cielo.

-Questo è stato solo un assaggio adesso arriva il piatto forte.

Di nuovo l'energia, questa volta l'onda d'urto fece perdere l'equilibrio a Ghost Rider che si ritrovò a terra mentre questa si sollevava come un gigantesco muro e portava con se le restanti zucche del campo. Ghost Rider sfuggì ad un crepaccio che si stava aprendo come una ferita da coltello e alzò lo sguardo mentre terra e zucche formavano un gigante. L'ultima parte a crearsi fu il suo enorme pugno che poi si schiantò su Ghost Rider.

Mi chiesi cosa potessero pensare le persone che in quel momento stavano passando sulla strada e buttando l'occhio verso la fattoria avessero visto il gigante di zucche innalzarsi nel cielo.

Ghost Rider a differenza di me aveva altre preoccupazioni. Il pugno che lo sfondò iniziò a muoversi e poi attraverso le zucche che lo componevano emerse Ghost Rider. Staccò la catena che formava la sua cintura. Iniziò a farla vorticare come una pala d'elicottero mentre risaliva dal braccio verso la testa informe di terra e zucche. Non aveva una faccia, era solo un agglomerato mostruoso. Ma lì c'era lord Pumpkin. L'altro braccio cercò di cacciare Ghost Rider, ma ottenne solo di sfondare l'arto su cui correva, poco solido visto la materia di cui era fatto.

Ghost Rider a sorpresa, anche per me, si gettò nel petto e vi sparì dentro. La creatura ebbe un sussulto quando lo spirito della vendetta emerse dalla sua bocca e con la catena colpì Lord Pumpkin. Il gigante vacillava e una gamba si scontrò con la fattoria spazzandone via un pezzo. Lord Pumpkin e Ghost rider lottarono sul cranio terroso del mostro fino a quando Ghost Rider non lo afferrò.

Avevo capito cosa stava per fare. La cosa era assai sensata. Lord Pumpkin doveva avere una fonte del suo potere. Quando la mano scheletrica di Ghost Rider afferrò la candela e la strappò dalla sua bocca capii che ci aveva visto giusta. Da lì proveniva la sua energia. Ghost Rider soffiò sulla fiamma e una volta spentasi il gigante si accasciò come un castello di carte. Un’onda di terra franò dall'alto contro la casa e Ghost Rider, una volta che il mare di zucche si fu calmato, emerse da lì tenendo come uno scalpo la testa di Lord Pumpkin. Inanimata. Non c'era più bisogno di lui e tornai io Johnny Blaze. Lo scenario in cui stavo sembrava il risultato di un terremoto. La Fattoria era stata distrutta in parte, la terra era entrata da porte e finestre sfondandole, le zucche puntellavano in modo disordinato il campo che mostrava le ferite gigantesche inferte dal potere dello zuccone.

-E di te che ci faccio?- dissi usando Lord Pumkin come il teschio di Amleto.

-Senza la tua dannata candela non sei diverso da un sorrisone di Halloween, ma non posso nemmeno lasciarti qui con il rischio che tu possa tornare.

Fu allora che mi accorsi che uno dei muri caduti della Fattoria aveva rivelato una specie di frantoio. Andai lì con Lord Pumpkin. Lo buttai dentro. Di fianco c'erano bottiglie vuote e alcune piene con il fantomatico liquore di zucca.  Il proprietario aveva adattato uno spremi olive per ricavare il succo dalle zucche come testimoniavano i resti arancioni sul fondo. Feci cadere Lord Pumpkin dentro la macchina e iniziai a darci dentro con la manovella. Un giro dopo l'altro rassicurato dal suono che sentivo mentre la pressa schiacciava la sua dannata testaccia. Dopo qualche minuto bloccai la macchina e aprii lo sportellino con il piccolo scolo sotto il quale avevo depositato un imbuto e una bottiglia con dell'alcool. Non uscì molta roba d'altronde ma ritenni che quel trattamento poteva essere sufficiente a togliere di mezzo lord Zucca per sempre. Lo sistemai con le bottiglie superstiti.

Tornando sui miei passi pensai a qualcosa che avevo trascurato e mi scesero dei sudori gelidi lungo la fronte.

-La moto. Speriamo che non sia finita sotto terra.

A scongiurare quel fato la trovai davanti a casa nemmeno sporca di terra. Ghost Rider doveva averla protetta in quanto emanazione del suo potere. Ci salii sopra e partii lasciandomi alle spalle la fattoria. Solo un ultimo sguardo al campo di battaglia prima di tuffarmi sulla statale e di schizzare via mentre il tramonto faceva assomigliare il cielo ad una grande zucca.

 

Quelli dalla memoria più lunga si saranno accorti che non c'è una consequenzialità di eventi tra questo e il numero precedente, escludendo il sogno ricordo che inizia a riannodare i fili di un discorso smarrito nel tempo. Infatti gli eventi iniziali di questa run si svolgono alcuni mesi dopo l'ultima storia. Quello che posso promettervi fin da ora è che alla fine del mio primo ciclo verrà spiegato tutto sul ritorno di Jhonny Blaze nei panni del motociclista fantasma.

 

NOTE.

 

(1) Lord Pumpkin è un arcinemico degli eroi Ultraverse. Apparso sulla serie di Sludge, pubblicata in parte su Star Magazine, è passato attraverso Godwell, un crossover con i supereroi Marvel, per poi finire le sue avventure sulle pagine di Prime seconda serie numero 15 inedito in Italia. Per avere uno sguardo sui suoi trascorsi consiglio il discreto l'one shoot “Lord Pumpkin” inedito in Italia. Gli eventi di quel numero sono stati riassunti nel racconto dallo stesso Mr Pumpkin quando ha parlato dei suoi trascorsi al circo, di Kenny e del suo tentativo di tornare nel suo regno medievale fantasy.