MARVEL IT PRESENTA
EPISODIO 13
FUORI DI ZUCCA
La
“Fattoria” è una delle tappe trascurabili sulla via della zucca che attraversa
la contea di Whinchester, nell'Oregon. Si chiama così denotando la scarsa vena
creativa e imprenditoriale del suo proprietario : mr Tompkiss.
L'offerta
non è variegata e interessante come negli altri luoghi turistici e, se si
esclude il classico giro per i campi dove vengono coltivati gli ortaggi quando
sono ancora senza faccia, la “Fattoria” ha poco altro da offrire.
Si sta
avvicinando il giorno più atteso, quello di Halloween, dove ad ogni sorriso
intagliato in una zucca ne sarebbe corrisposto un altro meno inquietante dentro
i portafogli di gran parte della gente che vive e lavora da quelle parti.
L'oro
arancione è l'unica ricchezza di Winchester e quest'anno a differenza dei
precedenti anche Mr Tompkiss è intenzionato a farne finire un bel po' nelle sue
tasche.
***
-Mr
Tompkiss.- Randy, braccio destro del padrone, iniziò a gridarne il nome
correndo dai campi verso l'edificio principale.
A
lunghe falcate raggiunse la porta della cucina che era leggermente socchiusa.
Aveva già il fiatone e dovette riposarsi un attimo prima di varcarne la soglia.
Passò
un istante da quando i suoi occhi incontrarono quelli di mr Tompkiss al grido
bestiale che ne seguì. Si buttò verso l'uscita, ma la porta gli si chiuse
davanti. Non voleva vedere la cosa sul tavolo. Provò a forzare la maniglia
senza risultato come se dall'altra parte qualcuno la bloccasse.
Alla
fine si girò con le spalle al muro. Nella cucina c'era solo lui e quello che
rimaneva di mr Tompkiss. La sua testa recisa dal collo e appoggiata sul tavolo
con la faccia pallida e quegli occhi, spalancati dall'orrore, che continuavano
a fissarlo.
-Cosa
sta succedendo?- si chiese.
Lo
shock non gli aveva fatto notare che sul tavolo sopra un panno, erano disposti
in modo ordinato gli strumenti per intagliare la zucca. Vicino alla testa che
poggiava su alcuni strati di carta assorbente c'era invece una bacinella e una
spugna.
-Devo
andarmene di qui.- Randy non era un eroe, era un ragazzotto che non aveva
trovato di meglio, come lavoro, di fare l'organizzatore della Fattoria. Non
aveva nessuna intenzione di finire come il suo padrone, né pensò, nemmeno per
un istante di andare a cercare i due figli di Mr Tompkiss.
Si
buttò verso il corridoio, ma non riuscì ad arrivarci perché a sbarrargli la
strada ci pensarono i due bambini. Indietreggiò mentre il suo sguardo si gelò
su alcuni macabri dettagli.
Il più
grande Mike teneva in mano un coltellaccio sporco di sangue. Il più giovane
Richy gli stava di fianco. Tutti e due avevano gli occhi spenti e quando
iniziarono a muoversi verso di lui. fecero dei piccoli passi come dei robot.
-Che
vi prende, dobbiamo scappare, c'è un assassino...- Randy non riusciva ad avere
un pensiero lucido. Non aveva collegato quel brutto arnese che brandiva Mike
con la testa del padre dietro di lui.
-Randy,
ti chiami così giusto è difficile capirlo nel marasma di paura che c'è nella
tua testa. Fossi in te cercherei di non farmela sotto sarebbe sconveniente.-
Chi aveva parlato? I due ragazzi erano rimasti fermi e così le loro bocche.
-Spostatevi.-
disse.
-Randy
non puoi scappare mi servi. Mike e suo fratello non sono abbastanza forti per
aiutarmi nel rito di rinascita.
Randy
capì che la voce veniva da dietro ai due. Si sforzo di guardare, ma Mike e
Richy ridussero lo spiraglio avvicinandosi l'uno all'altro.
-Su
non siate scortesi, lasciatelo passare. Non vorrete fare arrabbiare Randy.
Scherzò
la voce. I ragazzi ubbidirono, ma quando Randy fece per attraversarli davanti a
lui comparve qualcosa che non poteva esistere. Scappò all'indietro mentre la
voce prodotta da quell'apparizione lo inseguiva.
-Devi
aiutarmi a preparare la testa di mr Tompkiss. Non vuoi vendicarti del fatto che
non ti ha concesso le ferie due week end fa e hai perso l'occasione con Pamela?
Randy
inciampò battendo la nuca contro il tavolo. L'ombra della cosa era su di lui.
Un coltello per l'impatto era caduto in terra, lo raccolse e lo nascose dietro
la schiena.
-Bravo
ti serve proprio quel coltello per scavare nella testa di Mt Tompkiss. I suoi
figli non hanno abbastanza forza. Bisogna estrarre gli occhi incidere la bocca
e allargarla. Ma tu lo sai meglio di me avendolo fatto spesso sulla mia gente.
-Tu non
puoi esistere, è un incubo...
-Il
vero incubo è quello che avete fatto a quelli come me, l'orrore che perpetrate
anno dopo anno in questo periodo. Guardami negli occhi Randy.
Il
ragazzo non riuscì a resistere e ubbidì, vide che lo sguardo della cosa luccicava
e poi anche la sua bocca, frastagliata in un ghigno immobile, lo fece.
Randy
non era più padrone di se. Si alzò. Gli occhi vuoti come quelli dei ragazzi.
Andò dalla testa sul tavolo e iniziò ad incidere la carne.
***
-Johnny
Blaze.
Qualcuno
mi stava chiamando, una voce di donna. Non feci in tempo ad accorgermi chi
fosse che delle fiamme alte come uomini
mi circondarono. Non riuscivo a vedere tra quelle lingue che frustavano l'aria
cercandomi.
-Non
avrai il nostro potere.
Ignorai
quella voce e provai a trasformarmi. Non sentivo che il caldo dell'incendio che
mi assediava, non certo la carne che dolorosamente si squagliava dal mio volto
per far emergere lo spirito della vendetta.
-C'è
già un Ghost Rider ed è dalla nostra parte.
Un
altra verità e faceva male più del fuoco sulla pelle.
Le
fiamme si allargarono un po' per far passare una catena. Si strinse intorno al mio collo e mi trascinò
verso l'incendio. Quello che vidi oltre la coltre bollente, fu una faccia di
teschio con il cranio di fuoco e due occhi vuoti eppure pieni di vendetta.
Gridai
e mi risvegliai sudato.
Intorno
a me gli alberi della foresta. Ero dalle parti di Winchester nell'Oregon, ma
non avevo abbastanza soldi per un Motel. Non potevo trovarmi un lavoro ne un
posto fisso. Lo spirito della vendetta non poteva stare dietro il bancone del
bar o fare l'impiegato in una cittadina. Io ero solo il corpo che usava durante
il giorno o quando, come la notte passata, non c'era nessun male da estirpare
anche mr Ghost Rider poteva prendersi qualche ora di sonno rannicchiato nel mio
cervello.
Sapevo
che era lui che mandava quei sogni, cercava di strappare la verità, le memorie
dal buco nero in cui erano sprofondate. Streghe? Non mi ricordavo di averne
incontrate. In realtà per me gli ultimi sei mesi erano una sorta di nebbia in
cui ogni tanto compariva qualcosa, senza avere mai una forma definita.
Il
sonno se n'era andato. Uscii dal secco a pelo e lo ripiegai prima di metterlo
sulla mia moto.
Sul
fuoco spento della sera prima c'era ancora la caffettiera con un po' di caffè.
Gelida brodaglia che faceva schifo. La rovesciai sull'erba umida.
-Ho
finito il caffè. Forse è il caso che raggiunga il posto più vicino e mi conceda
una colazione come si deve. E' un po' che mi comporto come il cowboy di un brutto
film.
L'analogia
ci stava visto che la mia moto era un po' come il cavallo per quei personaggi e
che il mio girovagare lungo gli stati americani in cerca di colpevoli mi faceva
assomigliare ad un cacciatore di taglie.
Non
potevo permettermi che quel tipo di vita. Nessun legame. Visto com'erano andati
i precedenti. Non tutto il male veniva per nuocere e soprattutto non ne avrei
più fatto alla gente che mi voleva bene.
Uscii
dal bosco e mi gettai sulla statale che attraversava distese di campi coltivati
a grano e zucche.
-Non
sai nemmeno tu dove dobbiamo andare?- parlavo con il mio spirito interiore che
non mi rispose.
Era da
ieri che non dava segnali ne spingeva per la trasformazione. Eppure in qualche
modo mi aveva portato qui, in questa contea.
Il suo
radar non si sbagliava mai. Qualcosa di marcio doveva nascondersi in quel mare
arancione. A vederle dalla strada le zucche sembrano teste che uscivano dal
terreno. Un' impressione, come quella, mentre vi passavo in mezzo, di vederle
girarsi verso di me, guardarmi con gli occhi a feritoia e sorridermi con i
ghigni più spaventosi che avessi mai visto su delle zucche ad Halloween.
-Ci
mancavano le visioni.
Non
bastava essere sempre sulla strada, senza una meta fino a quando la cosa dentro
di me non me ne avesse indicata una.
Lo
fece in quel momento e al solito non mi avvisò con una pacca sulla spalla. Non
mi accorsi delle zucche spappolate in mezzo alla strada.
La
ruota della moto, passandoci sopra, perse aderenza e io mi ritrovai a slittare
verso il bordo cercando inutilmente di mantenere l'assetto.
Solo
un cartello piuttosto ingombrante rese la caduta meno disastrosa. Mi rialzai
mentre la moto in terra sussultava mossa dalle ruote che ancora giravano. Mi
voltai vedendo cosa c'era scritto sul cartello.
-”La
fattoria. La via della Zucca passa di qui. Venite a vedere i nostri campi e a
provare il nostro liquore”.
Rimisi
in piedi la moto e salii di nuovo in sella.
-Almeno
il problema della colazione e di un buon caffè sembra risolto.
Nascosta
un poco dal cartello c'era una stradina tra le zucche. La presi.
***
Fermai
la moto davanti alla grande casa. Sembrava non esserci nessuno. Ci sono momenti
in cui non hai idea di che possa succedere.
Non
era quello il caso. Tutto sembrava volermi avvertire che stava per succedere
qualcosa.
Il
vento non soffiava più leggero, ma artigliava l'aria come alimentato da un
energia cattiva. Le foglie secche che erano state raccolte in piccoli cumuli si
sparpagliarono, come se un petardo le avesse fatte saltare in cielo.
Mi girai
perché mi sentivo spiato. Mi guardai tutt'intorno ma ad incontrare il mio
sguardo c'erano solo le zucche. Come prima sulla strada ebbi l'impressione che
mi spiassero, questa volta anche quella che si stessero muovendo come se le
loro grosse forme, simili a teste schiacciate, non più ancorate alle radici,
strisciassero nel terreno
La
porta d'ingresso era aperta e sbatteva sotto i colpi del vento. Il rumore era
simile ad un rintocco triste.
Quello
mi sembrava il momento giusto perché Ghost Rider facesse la sua comparsa.
Non
successe nulla e io entrai nel corridoio. C'erano addobbi di Halloween ovunque,
sagome di spiritelli ritagliati nel cartone e appesi l'uno vicino all'altro su
una catena. Su due mensole c'erano delle piccole zucche con dentro una candela.
Non era ancora buio e la luce non produceva alcun effetto spaventoso.
-C'è
nessuno?- dissi vincendo il timore di rivelare la mia presenza.
Errore.
Non avevo idea da dove fossero usciti, so solo che mi trovai davanti, anzi
addosso, due ragazzetti armati di coltelli e asce.
Non
riuscii a schivarli e caddi all'indietro e loro mi franarono contro. L'ascia
scheggiò il pavimento a pochi cm dal mio orecchio, mentre solo il rinforzo del
giubbotto evitò danni peggiori al mio braccio.
Sembravano
invasati ma la possessione, se di questo si trattava, non aveva dato loro un
potere maggiore di quello dei loro giovani corpi. Ebbi in fretta la meglio e mi
trovai a bloccarli entrambi mentre calciavo lontano le loro armi.
-Fermi.
Non voglio farvi del male.
-Ne
faremo noi a te.- dissero in coro con le voci che si fusero in una sola.
-Dove
sono i vostri genitori? L'altra gente che lavora qui?
Cercavamo
ancora di attaccarmi vibrando pugni nel vuoto come due scalmanati.
-Difendiamo
il nuovo regno del nostro Lord. Lui sta per rinascere.
-Lord?-
la storia diventava sempre più strana. Dovevo metterli a nanna e cercare questo
loro fantomatico padrone che puzzava di soprannaturale lontano un miglio.
-Non
vorrei farlo...- stavo per colpirli quando mi piegai per il dolore, mollai la
presa su di loro, ma non si mossero. Rimasero lì, impietriti a vedere la
trasformazione.
Non
era facile sopportare la visione del Ghost Rider, l'emergere delle ossa dalla
carne mentre questa si squagliava e il mio volto diventava un quadro di Dalì.
Li
vidi atterriti in terra che cercavano di strisciare via. Non c'ero più io nel
corpo ma lo spirito della vendetta. Cercavo di limitare la sua azione sapendo
che davanti alle orbite vuote di quell'essere non c'era distinzione tra adulti
e bambini.
C'erano
solo peccatori che avrebbero sentito nelle loro anime lo sguardo della
penitenza.
-In
voi c'è un male non di questo mondo. Io ve ne libererò e saprò la verità.
I
ragazzini avrebbero voluto non sentire quel suono, quelle parole vomitate dalla
tomba.
Nelle
loro orecchie stridettero come unghie su un'enorme lavagna.
Avrei
voluto controllare quelle dita scheletriche che li sollevavano, ma non potevo.
Rimasi lì a guardare con i suoi occhi dentro i loro.
Per un
attimo ci fu solo buio poi iniziarono a schizzare immagini come rapide
pennellate. Indistinte. Il grande campo con le zucche, loro che vi correvano in
mezzo.
Qualcosa
attirò la loro attenzione. Altro buio. I ragazzi tremavano sempre più. Le
testoline si erano rovesciate all'indietro. Dal nero emersero i ragazzini con
qualcosa tra le mani. Poi questa si animò. Non riuscivo a capire cosa fosse.
Altra oscurità. Ancora l'immagine del corridoio, lo stesso dove ci trovavamo e
poi l'orrore. Quello che era loro padre venne aggredito e a sangue freddo gli
tagliarono la testa. Un operazione sanguinosa e lunga perché per due ragazzini
senza troppa forza non fu affatto facile tagliare ossa, pelle e cartilagini
fino a rimuovere il macabro trofeo.
Di
nuovo il nero prima di cambiare scena, non più la cucina ma una vallata. Un
castello. Nella loro testa c'erano i ricordi di qualcun altro. Un essere antico
che rideva sadicamente e voleva reclamare il suo regno perduto. Solo una parola
emerse da tutta quell'oscurità: Lord. I ragazzi riaprirono gli occhi e non
avevano più paura dello scheletro dal cranio infuocato.
-Dov'è?-
chiese Ghost Rider riportandoli gentilmente a terra.
-Nella
cantina.- disse uno di loro prima di scoppiare a piangere. Ghost lasciò che il
fratello si occupasse di lui.
-Abbandonate
questo luogo.- disse poi girandosi leggermente con il fuoco che dal cranio si
muoveva come una bandiera lacera.
Se
c'era una cosa che mi piaceva dell'essere Ghost Rider erano i suoi poteri.
Sapevo di essere solo un mezzo perché lui potesse manifestarsi nella nostra
realtà, però era sempre inebriante vedere il fuoco infernale in azione oppure
notare come bastasse un colpo leggero per scardinare una porta di parecchi
pollici.
Questa
rovinò giù dalle scale della cantina e il tonfo sordo che ne seguì riempì tutta
la grande stanza sotterranea.
Scese
e il fuoco sulle sua testa era l'unica luce che rischiarava il buio, mostrando
le forme di diverse botti appoggiate alle pareti, di rastrelliere con vini più
o meno pregiati e una catasta, nel fondo, di zucche.
Sembravano
coprire qualcosa.
Sentii
il rumore alle mie spalle, ma Ghost Rider lo ignorò. Io ragionavo ancora da
essere umano da chi, avvisato di un pericolo, avrebbe reagito cercando di
evitarlo.
Lo
spirito della vendetta rimase impassibile quando il braccio dell'aggressore gli
si strinse intorno al collo e il suo coltellaccio sporco di zucca e sangue
cercò di trapassargli l'osso della mandibola.
Il
tipo probabilmente era posseduto da quel Lord misterioso e agiva seguendo
ordini senza rendersi conto che stava cercando di infilzare un demone
infernale.
Ghost
Rider lo rivoltò come un guanto facendolo balzare sopra la sua testa per poi
schiantarlo davanti a lui.
Mio
Dio!!
Gridai.
Era la
mia parte umana a spingermi verso quella reazione, ma non poteva essere
altrimenti. La luce di fuoco illuminò l'uomo ai piedi di Ghost Rider.
Era un
ragazzotto di provincia almeno fino al collo perché la testa era stata
sostituita da una zucca con la bocca sfondata. Si rialzò barcollando. Non
parlava. Attaccava e basta. Ghost Rider non trovò occhi su cui imporre la sua
medicina e optò per il vecchio sistema della decapitazione staccando di netto
il capo grottesco dal corpo.
La
zucca però invece di rotolare dal collo vi rimase attaccata con dei filamenti.
Ghost
Rider li afferrò per strapparli.
Sapevo
che c'erano pochi poteri oscuri al mondo che potessero rivaleggiare con il suo.
Quando però quei viticci iniziarono a stringersi intorno alle braccia e alle
gambe, mentre la zucca liberatasi dal corpo rimaneva sospesa su uno di quei
tentacoli, temetti che quello che stavamo affrontando fosse uno di essi.
Ghost
Rider si inginocchiò mentre la pianta creava intorno a lui una camicia di forza
vegetale.
Non
fece in tempo a provare a liberarsi che il mucchio di Zucche esplose.
Materia
arancione schizzò ovunque e da quei resti mollicci emerse prima una mano poi un
braccio e infine una figura che aveva, come l'aggressore, il corpo di uomo e la
testa di Zucca.
Ghost
Rider stava per dire qualcosa, ma un viticco (viticcio) gli tappò la bocca
d'osso. Io, Johnny Blaze, ero dentro di lui e sapevo cosa stava pensando, che
quello non era un'altro sgherro, ma il capo. Il lord che era dietro a quella
catena di orrori.
-Al
cospetto di un signore si parla solo se interrogati.- disse la creatura
allargando la bocca e stringendo gli occhi. Non era una semplice zucca era
qualcos'altro. Si guardò gli abiti. Li riconobbi, dalla visione dei ragazzini,
quelli e il corpo. Appartenevano al padre la cui testa faceva da fermacarte.
-Dovrò
trovare qualcosa di più adatto al mio lignaggio.- si avvicinò e ora si vedeva
chiaramente che una candela illuminava l'interno della sua bocca, rendendo il
ghigno simile all'ingresso di un macabro inceneritore.
-Non
ci siamo mai incontrati. Ho avuto a che fare con altri sedicenti eroi. Il mio
nemico era un informe massa di fango azzurro chiamata Sludge. Un teschio
vestito da motociclista è un bel passo in avanti.- andò verso una delle botti e
con un pugno sfondò il legno. Uscì fuori un liquore limaccioso arancione.
-Questo
è il sangue della mia gente. Lo prendete da loro per farne sidro per le vostre
tavole imbandite. Non mi ero mai reso
conto della strage di Zucche, delle torture che fate loro subire per divertirvi
e addobbare le vostre case. Adesso che sono tornato darò forza al mio popolo e
saremo noi ad usare le vostre teste come decorazioni.
Ghost
Rider aveva aspettato il momento giusto per liberarsi. Le piante per quanto
diaboliche non potevano trattenerlo. Quando lo fece notai un sorriso
soddisfatto sul volto del Lord.
-Credo
proprio che cambierò corpo e innesterò la mia regale testa sul tuo.
-Vienilo
a prendere Lord.
-Lord Pumpkin
così mi chiamano i miei sudditi. (1)
-Qui
non ne hai. Sei solo una creatura fuori dal suo mondo che crede di avere un
popolo di uomini zucca al suo comando. La follia però non è una giustificazione
sufficiente per i tuoi delitti, né attenuerai con essa il mio sguardo della
penitenza.
Lord
Pumkin alzò le braccia. Le botti intere si schiantarono come premute
dall'interno e il liquore di zucca iniziò a riempire la cantina diventando
simile ad una colla dolciastra in cui rimasero bloccati i piedi del Ghost
Rider.
-Sto
riprendendo i miei poteri. Hai ragione, sto iniziando a ricordare. Questo mondo
non è il mio, ma dopo quello che ho patito in queste lande la mia vendetta lo travolgerà.
Qui le zucche non sono che ortaggi inanimati. O almeno lo erano. Con i miei
poteri diventeranno un esercito con cui marcerò da questo luogo sulle città e
le farò mie. Riavrò il mio regno.
Sentii
l'impotenza di Ghost Rider prima della rabbia che come un un’onda rossa
travolse anche me. Il fuoco si sprigionò tutt'intorno a lui sciogliendo il
liquore e liberandolo. Si gettò su Lord Pumpkin deciso a fermarlo. Lo colpì
così forte da scagliarlo oltre il soffitto proiettandolo, attraverso la cucina,
dentro il campo di zucche che si estendeva fino alla “Fattoria”. Risalì in
fretta e uscì fuori mentre Lord Pumpkin stava ancora rialzandosi. Si aggiustò
la testa che si era girata per il colpo di trecentosessanta gradi.
-Mi
avete trattato come un clown e poi avete fatto esperimenti su di me come il
dottor Costanzo e infine mi avete distrutto. Almeno lo credevate, ma dal
laboratorio esploso la mia testa finì in questo campo dove è stata trovata dai
due ragazzi. Come già al circo con il piccolo Kenny ho sempre avuto un debole
per i cuccioli di uomo. Affondò le mani nel terreno non per darsi la spinta, ma
per caricarlo di energia.
Questa
si diffuse come un manto elettrico pervadendo ogni zucca nelle vicinanze.
-Avrò
il tuo potere. Mio esercito portatemi la sua testa.- indicò con il dito Ghost
Rider mentre la terra iniziò a tremare e le zucche si sollevarono sopra corpi
fatti della stessa sostanza.
-Buon Halloween.- ghignò Lord Pumpkin.
Aveva
parlato troppo presto. Stando nel corpo dello spirito della vendetta avevo
visto pezzi più grossi di lui, stregoni, super criminali. Credere di aver vinto
solo perché alle loro spalle avevano la forza di un esercito. Con il Ghost
Rider e il suo potere che vibrava sul confine tra il paradisiaco e l'infernale
il numero dei nemici non contava poi molto. Lord Pumkin sgranò la sua bocca
quando vide le zucche sommergere con i loro corpi Ghost Rider per poi schizzare
da ogni parte come proiettili impazziti. Avanzava tra di loro sfondando facce
di Zucca e strappando arti. Alcuni provavano ad imprigionarlo con i viticci, ma
il fuoco che si scatenò da lui rese in poco tempo quei vegetali umanoidi
verdure alla griglia.
Lord
Pumkin alzò nuovamente le mani al cielo.
-Questo
è stato solo un assaggio adesso arriva il piatto forte.
Di
nuovo l'energia, questa volta l'onda d'urto fece perdere l'equilibrio a Ghost
Rider che si ritrovò a terra mentre questa si sollevava come un gigantesco muro
e portava con se le restanti zucche del campo. Ghost Rider sfuggì ad un
crepaccio che si stava aprendo come una ferita da coltello e alzò lo sguardo
mentre terra e zucche formavano un gigante. L'ultima parte a crearsi fu il suo
enorme pugno che poi si schiantò su Ghost Rider.
Mi
chiesi cosa potessero pensare le persone che in quel momento stavano passando
sulla strada e buttando l'occhio verso la fattoria avessero visto il gigante di
zucche innalzarsi nel cielo.
Ghost
Rider a differenza di me aveva altre preoccupazioni. Il pugno che lo sfondò
iniziò a muoversi e poi attraverso le zucche che lo componevano emerse Ghost
Rider. Staccò la catena che formava la sua cintura. Iniziò a farla vorticare
come una pala d'elicottero mentre risaliva dal braccio verso la testa informe
di terra e zucche. Non aveva una faccia, era solo un agglomerato mostruoso. Ma
lì c'era lord Pumpkin. L'altro braccio cercò di cacciare Ghost Rider, ma
ottenne solo di sfondare l'arto su cui correva, poco solido visto la materia di
cui era fatto.
Ghost
Rider a sorpresa, anche per me, si gettò nel petto e vi sparì dentro. La
creatura ebbe un sussulto quando lo spirito della vendetta emerse dalla sua
bocca e con la catena colpì Lord Pumpkin. Il gigante vacillava e una gamba si
scontrò con la fattoria spazzandone via un pezzo. Lord Pumpkin e Ghost rider
lottarono sul cranio terroso del mostro fino a quando Ghost Rider non lo
afferrò.
Avevo
capito cosa stava per fare. La cosa era assai sensata. Lord Pumpkin doveva
avere una fonte del suo potere. Quando la mano scheletrica di Ghost Rider
afferrò la candela e la strappò dalla sua bocca capii che ci aveva visto
giusta. Da lì proveniva la sua energia. Ghost Rider soffiò sulla fiamma e una
volta spentasi il gigante si accasciò come un castello di carte. Un’onda di
terra franò dall'alto contro la casa e Ghost Rider, una volta che il mare di
zucche si fu calmato, emerse da lì tenendo come uno scalpo la testa di Lord Pumpkin.
Inanimata. Non c'era più bisogno di lui e tornai io Johnny Blaze. Lo scenario
in cui stavo sembrava il risultato di un terremoto. La Fattoria era stata
distrutta in parte, la terra era entrata da porte e finestre sfondandole, le
zucche puntellavano in modo disordinato il campo che mostrava le ferite
gigantesche inferte dal potere dello zuccone.
-E di
te che ci faccio?- dissi usando Lord Pumkin come il teschio di Amleto.
-Senza
la tua dannata candela non sei diverso da un sorrisone di Halloween, ma non
posso nemmeno lasciarti qui con il rischio che tu possa tornare.
Fu
allora che mi accorsi che uno dei muri caduti della Fattoria aveva rivelato una
specie di frantoio. Andai lì con Lord Pumpkin. Lo buttai dentro. Di fianco
c'erano bottiglie vuote e alcune piene con il fantomatico liquore di
zucca. Il proprietario aveva adattato
uno spremi olive per ricavare il succo dalle zucche come testimoniavano i resti
arancioni sul fondo. Feci cadere Lord Pumpkin dentro la macchina e iniziai a
darci dentro con la manovella. Un giro dopo l'altro rassicurato dal suono che
sentivo mentre la pressa schiacciava la sua dannata testaccia. Dopo qualche
minuto bloccai la macchina e aprii lo sportellino con il piccolo scolo sotto il
quale avevo depositato un imbuto e una bottiglia con dell'alcool. Non uscì
molta roba d'altronde ma ritenni che quel trattamento poteva essere sufficiente
a togliere di mezzo lord Zucca per sempre. Lo sistemai con le bottiglie
superstiti.
Tornando
sui miei passi pensai a qualcosa che avevo trascurato e mi scesero dei sudori
gelidi lungo la fronte.
-La
moto. Speriamo che non sia finita sotto terra.
A
scongiurare quel fato la trovai davanti a casa nemmeno sporca di terra. Ghost
Rider doveva averla protetta in quanto emanazione del suo potere. Ci salii
sopra e partii lasciandomi alle spalle la fattoria. Solo un ultimo sguardo al
campo di battaglia prima di tuffarmi sulla statale e di schizzare via mentre il
tramonto faceva assomigliare il cielo ad una grande zucca.
Quelli
dalla memoria più lunga si saranno accorti che non c'è una consequenzialità di
eventi tra questo e il numero precedente, escludendo il sogno ricordo che
inizia a riannodare i fili di un discorso smarrito nel tempo. Infatti gli
eventi iniziali di questa run si svolgono alcuni mesi dopo l'ultima storia.
Quello che posso promettervi fin da ora è che alla fine del mio primo ciclo
verrà spiegato tutto sul ritorno di Jhonny Blaze nei panni del motociclista
fantasma.
NOTE.
(1) Lord Pumpkin è un arcinemico degli eroi Ultraverse. Apparso
sulla serie di Sludge, pubblicata in parte su Star Magazine, è passato
attraverso Godwell, un crossover con i supereroi Marvel, per poi finire le sue
avventure sulle pagine di Prime seconda serie numero 15 inedito in Italia. Per
avere uno sguardo sui suoi trascorsi consiglio il discreto l'one shoot “Lord Pumpkin”
inedito in Italia. Gli eventi di quel numero sono stati riassunti nel racconto
dallo stesso Mr Pumpkin quando ha parlato dei suoi trascorsi al circo, di Kenny
e del suo tentativo di tornare nel suo regno medievale fantasy.